19 febbraio 2007

intervista di SPIGOLATURE al Presidente Ente Palio

Palio 2007 – Colloquio con Vainer Merighi (Pres. Ente Palio della Città di Ferrara)



Inviato da Daniela Frondiani
Giovedì 1 Febbraio 2007 abbiamo incontrato il Presidente, Dott. Vainer Merighi, presso i locali dell’Ente Palio della Città di Ferrara.
Prima di iniziare il nostro colloquio sul Palio, i coordinatori del nostro sito, Gian Luca Balestra e Massimo Gherardi, hanno presentato “Spigolature” e ne hanno, soprattutto, illustrato l’obiettivo primario: parlare delle cose che si toccano con mano ossia vedere, raccontare e dare espressione. Hanno sottolineato, inoltre, come la dialettica ed il confronto siano fondamentali, ma ancora più importante sia il “come”, in quanto tutto può essere discusso, purché non venga meno il rispetto delle persone e non si vada a ledere la loro dignità. Le pagine del sito sono uno spazio a disposizione della libera espressione di opinione, in cui possono emergere riferimenti contrari ed opposti, ma espressi sempre nei “dovuti modi” e sempre supportati dalla cultura, non interessando la polemica fine a se stessa.
La nostra chiacchierata, per la quale ringrazio il Presidente, si è svolta in modo del tutto informale ed è iniziata con un’affermazione precisa:
«Le cose che dico le penso.» Procediamo, allora. Come sono stati questi primi mesi di Presidenza dell’Ente Palio, soprattutto, come è stato l’impatto con il mondo del Palio? Si tratta di una realtà che già conosceva o è stata una scoperta? Non intendo come entità astratta, bensì reale perché costituita dalla gente del Palio e da quelle grandi realtà che sono le Contrade come grande aggregazione giovanile o trans-generazionale; insomma, un mondo particolare.
«Sono stato Assessore nel Comune di Ferrara e ho avuto diverse occasioni di confrontarmi con l’Ente Palio, soprattutto, per la predisposizione della Piazza Ariostea, per l’effettuazione delle gare, e con le Contrade, perché nell’incarico precedente ero anche Assessore al Patrimonio del Comune di Ferrara e, quindi, ci siamo impegnati per la ricerca delle Sedi delle Contrade».
Continua: «devo onestamente dire che avevo, veramente, una conoscenza parziale di tutto quello che rappresenta il Palio in quanto tale, ma soprattutto le Contrade. Quindi, la ricchezza in termini umani di questa grande aggregazione che è articolata nel territorio e, per me, è stata una scoperta molto importante che mi ha incitato ad andare avanti, a pensare ad un progetto di innovazione, perché ho capito che dietro c’è tanta disponibilità disinteressata, tanta volontà di fare, ma anche tanta capacità. Ho trovato dei ragazzi e ragazze meravigliosi con voglia di fare, ma anche con competenza e, quindi, questo è un fatto importante».
Aggiunge: «se riusciamo in qualche modo a far capire alla città, complessivamente intesa, che il Palio non è solo la corsa di maggio o solamente le manifestazioni del mese di maggio. Belle e importanti, ma che non sono tutto; se riusciamo a far sì che il Palio e le Contrade siano un po’ meno autoreferenziali, ma siano acquisite come patrimonio proprio della città, ecco questo sarebbe un passo in avanti notevole… Ripeto, ho scoperto con grande piacere che c’è un potenziale, forse ancora inespresso, che ha invece bisogno di esplodere. Il mio compito nei prossimi anni sarà proprio questo: se riuscirò a farlo esplodere, sarà un risultato importante, davvero».
Il nostro è un Palio che dura e vive un anno. La gente ci lavora 365 giorni l’anno, ma -forse troppo spesso- si rischia di non riconoscerlo, perché il culmine sono gli eventi di maggio nonostante la sua realizzazione significhi un anno intero di attività. Mi riferisco, in particolare, al rapporto con la Città ossia due entità troppo spesso intese come distinte. Come si può mediare tra questi due poli? Come si può gestire la comunicazione sul Palio?
«Dobbiamo, in qualche modo, cercare di far sì che il Palio e le iniziative della Corte e delle Contrade diventino patrimonio della città e, quindi, accettato dai cittadini, dagli operatori economici, ecc…» è necessario, precisa, «che il Palio e le sue manifestazioni diventino un viatico per qualcosa e, quindi, riconosciuto per questo qualcosa. Io ho una formazione che, a volte, può apparire anche materialistica, purtroppo, ma l’economia spesso è quella molla che ti fa accettare, che ti fa vedere in modo diverso. Allora, io credo che se il Palio diventa un viatico, ad esempio, per la promozione turistica della città - di questa splendida città - e, quindi, una splendida manifestazione, oppure, un insieme di manifestazioni, questo può essere un ottimo elemento per essere maggiormente accolto e “promozionato” dalla città. » Un progetto complesso e articolato, indubbiamente, «è qui che la mia sensibilità si scosta un po’ dal materialista. Io credo che noi non dobbiamo rinunciare al Progetto Culturale del Palio, cioè a tutto quello che il Palio, che le iniziative della Corte e delle Contrade rappresentano dal punto di vista culturale. » Dobbiamo avere sempre ben presente che «il Palio di Ferrara non è il Palio di Siena, che è la rappresentazione di una battaglia, di una guerra. Il Palio di Ferrara, non a caso, era voluto anche dai Duchi come un momento di gioia, di “giostra”, ecc.., quindi, la differenza è grandissima. Il Palio di Ferrara è strettamente legato al Rinascimento. Dunque, noi, approfondendo culturalmente certi aspetti della vita del Rinascimento e riproponendoli – quasi con una lettura filologica – alla città dei nostri giorni, possiamo non perdere il livello culturale della rappresentazione e corrispondere ad un’esigenza materiale che è quella di far sì che questo strumento – il Palio – divenga un viatico turistico, quindi, economico per la città».
Diviene doveroso compiere alcune scelte, tra cui, «fare in modo che le corse di Piazza Ariostea, quindi l’ultima manifestazione, presentino il minor rischio possibile per le persone e per gli animali. Naturalmente, i rischi non si possono eliminare. Però, siccome questa non è una competizione, non è una guerra, bensì un gioco, dobbiamo creare le condizioni per l’agonismo, ma con lo spirito del gioco. E’ bene impegnarci – come stiamo già facendo – per adottare delle regole che siano regole “stringenti”, sia per l’organizzazione delle strutture, sia per quanto riguarda la scelta dei cavalli, sia per quanto concerne le regole “antidopping” e così via, che ci pongano nella condizione di correre nel miglior modo possibile».
Inoltre «si deve far sì che le nostre manifestazioni – mi riferisco al Giuramento, che è molto suggestivo, al Corteo, alla stessa Corsa del Palio – siano, per così dire, studiate in modo da non perdere il loro valore culturale, il loro valore di riferimento, da essere accettate un po’ di più dai cittadini come momenti dinamici. Vi è la necessità di studiare queste manifestazioni in modo nuovo, proponendole in modo nuovo. Noi, infatti, facciamo delle belle cose, ma abbiamo dei tempi estremamente lunghi, abbiamo dei tempi morti e, ormai, la gente che è abituata allo spot televisivo fa fatica ad accogliere queste cose. Allora, si deve far finta di niente? Io credo di no, perché se si vuole avere una comunicativa anche su queste cose dobbiamo studiare in modo nuovo questi tempi, non per ridurli, ma per renderli non vuoti; per dare una maggiore continuità di veduta, di espressione, perché siano maggiormente accettati dai cittadini.»
Insistendo su questi aspetti, dobbiamo «inventarci anche delle cose nuove; cioè, durante il corso dell’anno - oltre al lavoro fatto dalle Contrade, di studio, di approfondimento, di preparazione - le manifestazioni esterne che proponiamo sono, ad es., gli Omaggi al Duca, che si svolgono da marzo alla fine di aprile, per poi riprendere nella stessa formula in autunno. E’ possibile studiare anche cose nuove, dicevo, ed è qui un altro momento di aggancio con la città, approfondendo dei temi insieme ad alcune istituzioni culturali ferraresi – quindi, non da soli – per proporre cose nuove, magari da farsi, da rappresentare nei contenitori culturali: il Castello Estense, il Palazzo dei Diamanti, Palazzo Schifanoia e, perché no, le Delizie Estensi».
Questo punto mi sembra particolarmente importante. Quali sono i temi sui quali c’è bisogno di ricerca e, forse, maggiore specializzazione sino a coinvolgere le istituzioni culturali ferraresi? «Ad esempio, la musica del Rinascimento, le rappresentazioni teatrali – cogliendone dei momenti – i balletti, la festa di Corte, oppure, anche temi molto importanti, a volte trascurati, che se trattati in un certo modo possono rappresentare un viatico culturale importante, ma anche interessante dal punto di vista della rappresentazione. Basta pensare a come si svolgevano i processi una volta: Ugo e Parisina sono stati condannati, ma come li hanno processati? Hanno avuto la possibilità di difendersi? Quindi, con la collaborazione dell’Istituto degli Studi Rinascimentali, affrontare anche temi di questa natura ed evitare che qualcuno, “con la puzza al naso”, pensi che quello che fa lui è cultura di serie A -e, forse, non ha mai un riscontro esterno- mentre quello che facciamo noi è cultura di serie B. L’incontro con diverse istituzioni culturali può portarci ad un incontro che favorisca, comunque, la sensazione che il Palio è qualcosa di più, di grande e che può offrire culturalmente molto. In questo modo, forse, si è ancora più accettati dalla città, dalla popolazione complessiva. Io credo, quindi, che dovremo lavorare in tale direzione.»
Domando: cosa può comportare tutto questo? «comporta capacità di proposta/e, di programmazione e coerenza nell’impostazione, ma anche nella realizzazione degli obiettivi. Da quest’anno dobbiamo pensare a quello che faremo nel 2008/2009, perché gli approfondimenti culturali di cui si è parlato non si possono inventare e, per farli davvero, occorre del tempo. Tuttavia, se si acquisiscono questi tre elementi – proposte, programmazione, capacità di corrispondere agli obiettivi – io sono convinto che si possano trovare anche nuove risorse. Quest’ultimo è un altro argomento che va affrontato, che poi va a chiudere il cerchio rispetto alle categorie economiche: infatti, queste ultime sono disponibili ad investire se hanno un ritorno.»
Entrando nel merito «Ad esempio, se io ho un progetto che viene condiviso, molto probabilmente posso anche trovare delle risorse private e non più basarmi, soltanto, sulle risorse pubbliche che sono tante – che, almeno in questi anni, sono state considerevoli e ci hanno consentito di arrivare fin qui – ma non sono sufficienti. Siccome la finanza pubblica non gode di un ottimo periodo, forse, dobbiamo trovare anche delle fonti alternative di finanziamento. E credo che questa possa essere la via. Se non affrontiamo anche questo argomento corriamo il rischio, non di esaurire, però di consumare la nostra capacità propositiva e, quindi, di proposta nei confronti della città. E’ chiaro che in un momento di risorse calanti, se non ci si impegna per trovare risorse aggiuntive, non si può pensare di fare qualcosa di più, bensì sempre qualcosa di meno.»
Restando in tema di prospettive e visto che ha parlato di rinnovamento: cosa cambierà per il Palio 2007 e come sarà il Palio 2007?
Colgo nella sua voce un leggero tono di rammarico: «Purtroppo, abbiamo avuto poco tempo perché siamo stati molto impegnati nella formulazione delle nuove regole. Cambierà comunque in modo sostanzioso e sostanziale tutta la regolamentazione che riguarda l’allestimento di Piazza Ariostea, la scelta dei cavalli, il come trattare questi ultimi durante la corsa. Cosicché, quel primo obiettivo che io ponevo, all’inizio del mio ragionamento, lo stiamo già raggiungendo con il 2007.»
Insisto: come vede, personalmente, il Palio 2007?
Sorridendo, «Non ancora ottimale per quanto concerne l’intervento sui tempi. Sui punti morti, per ora, non è possibile programmarlo. Però lo vedo fatto nel modo in cui si diceva prima, con una competizione, ma avente un carattere gioioso e non un carattere di guerra, fatta fuori dallo stadio. Questo è già un fatto culturale notevole. E voglio dire anche a questo proposito, che sono stato favorevolmente impressionato dall’impegno delle Contrade che, subito dopo gli avvenimenti del 28 maggio 2006, proprio alcuni giorni dopo, hanno smesso la rivalità e si sono messe a lavorare insieme per cercare di costruire queste nuove regole. Hanno creato un clima favorevole per questo proposito.»
Piazza Ariostea, per concludere, non rappresenta solo la Corsa dei cavalli o l’agonismo e, nondimeno, il Palio nel suo complesso. E’ un evento culturale. E’ uno spettacolo, una rievocazione storica. Ritiene opportuno e positivo accentuare anche tale aspetto?
Il tono si fa rassicurante: «Quest’anno riusciremo a far emergere ed a far percepire questo aspetto con le nuove regole, mentre negli anni prossimi – 2008/2009 – io credo che dovremmo dare ancora di più in tale direzione: rinnovando/rivisitando la manifestazione, ma senza nulla togliere alla rievocazione storico-culturale del Palio.»
Ci lasciamo con la promessa di tornare a “disturbarlo” anche più avanti. Intendiamo seguire l’evoluzione di questa manifestazione e torneremo a chiedere: cosa sta facendo? A quale punto è arrivato il progetto di sviluppo culturale? Ed avremo molti altri quesiti che matureranno nel tempo.
Vainer Merighi risponde, semplicemente e cordialmente: «Io sono qui.»

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