11 dicembre 2006

anche questo.......era uscito il giorno prima..sempre onor di cronaca

Il Resto del Carlino ... Il Resto del Carlino del 10/12/2006 ed. FERRARA p. VI
a proposta, avanzata informalmente sia dal presidente Merighi che da un paio di Contrade, era quella di non 'assegnare' ma di 'affidare' il Palio al Rione di San Paolo. Il cui direttivo ha però opposto un garbato rifiuto a questa idea: «Apprezziamo il tentativo di riconciliazione, così come le dichiarazioni dello stesso Merighi e le belle e schiette parole che l'assessore Modonesi ci ha indirizzato attraverso l'intervista al Resto del Carlino - spiega il massaro Andrea Rimondi -, ma vederci davanti un... Palio in affido avrebbe rinnovato, ogni giorno di più, il sentimento di delusione e smacco». Lo stesso direttivo della contrada dell'Aquila sulla Ruota ha respinto poi le dimissioni della presidente Laura Scanavini: che avrà ora un mese di tempo per decidere il da farsi. Intanto a 'governare' la situazione sarà proprio Rimondi, che martedì parteciperà all'incontro in Comune per la nuova sede.

...ma il giorno prima era uscito questo sul carlino

«Pronto il regolamento: darà piena sicurezza»Il Resto del Carlino del 10/12/2006 ed. FERRARA p. VI
PALIO Merighi: «Il 'cencio' resterà nella sede dell'Ente»di Stefano Lolli«Custodiremo il Palio nella sede dell'Ente, tra i cimeli della manifestazione e come simbolo di una giornata che non va dimenticata. Ma su cui dovremo sempre riflettere». Il presidente dell'Ente Palio Vainer Merighi spiega così la decisione di non assegnare il simbolo del successo a San Paolo: «La sentenza del Consiglio di Giustizia è ineccepibile e ben argomentata, credo che non avesse la possibilità di assumere una decisione diversa».- Ma anche l'assessore al Palio Aldo Modonesi, oltre ad esponenti di varie altre Contrade, chiedevano proprio all'Ente una sorta di intervento 'politico'.«Lo capisco ed è una cosa che abbiamo anche tentato, perchè concordo con Modonesi sul fatto che il comportamento di San Paolo è stato sempre corretto. Anche se la gara è stata sospesa, e per questo secondo i giudici non può essere assegnata la vittoria, il Rione bianconero è il vero vincitore morale del Palio».- Ma lei è d'accordo con il Consiglio di Giustizia?«Io ne rispetto l'operato. Poi ritengo, personalmente, che siccome si tratta di un organismo di 2° grado, per usare un paragone con la legge, dovremo essere tutti bravi, in Ente e nel Comitato esecutivo delle Contrade, a risolvere gli eventuali problemi futuri nel primo grado...».- Perchè ciò accada però la manifestazione non dovrà più aver guai.«E' quello a cui tutti lavoriamo, con grande impegno. Proprio ieri (sabato per chi legge, ndr) abbiamo finalmente consegnato all'assessore al Palio la bozza finale del nuovo regolamento, su cui si aprirà un vasto confronto».- Si parla di novità importanti in tema di pista, controlli antidoping, impiego di cavalli mezzosangue.«Non vorrei entrare troppo nel dettaglio, per rispetto a Sateriale e Modonesi e delle altre parti che saranno chiamate a discuterne presto, ma sostanzialmente le anticipazioni date dal Carlino sono state confermate».- Dunque pista con curve più larghe e maggior uso di sabbia nel fondo, poi...«Che fa, sbircia? Le posso dire un punto che proporrò io di modificare: chiederò che il 'giudice di campo' abbia pieno potere nell'interrompere la gara al minimo problema. Il 28 maggio, nel bailamme, si è verificato che chi era sul podio del mossiere doveva richiedere un pronunciamento dei Savi. Si è agito sull'onda emotiva e per buon senso, e ciò è stato riconosciuto. Ma per aumentare la sicurezza occorre a mio giudizio essere più precisi. Così come è opportuno, e di questo nel regolamento ci sono passaggi chiari, rendere più serrata e severa la vigilanza contro le scorrettezze commesse, da chiunque, dentro l'anello di piazza Ariostea».- Dunque la sua valutazione è che la gara si debba correre lì.«Il presupposto del lavoro delle commissioni formate da esponenti delle Contrade, oltre che lo studio condotto sui materiali e la nuova conformazione della pista, vanno in quel senso. Ma è chiaro che si tratta in questa fase di una proposta, che assieme al Comune, agli organi di vigilanza dell'Azienda Usl ed a quanti parteciperanno al confronto dovrà essere vagliata con estremo rigore».- Senza perdere nemmeno troppo tempo, perchè maggio è solo apparentemente lontano.«Mi ha tolto le parole di bocca. Sì, dovremo lavorare seriamente ma anche con celerità».- Intanto si avvicina, celermente, anche la scadenza del 22 dicembre. All'antivigilia del Natale l'Ente Palio andrà alla sbarra in Tribunale, per la causa intentata dagli animalisti della Lav che invocano un cospicuo risarcimento danni per gli incidenti costati la vita a due cavalli.«Ci siamo attrezzati anche per questa evenienza: l'avvocato Tiziano Tagliani ha predisposto una dettagliata memoria difensiva, che consegneremo al giudice proprio all'avvio della causa».- Torniamo a San Paolo. Deluso per la mancata assegnazione della vittoria, attende almeno una sede.«Sostengo l'impegno assunto dall'assessore Modonesi. Anche per l'Ente Palio si tratta di una priorità. Per questo già domani mi attiverò per verificare la disponibilità di fondi per la messa a norma dei locali. E mi pare che al di là dei lavori che saranno necessari, sarebbe bello poter fare il brindisi di Natale con il Rione bianconero nei nuovi locali di piazzetta Schiatti».

onor di cronaca

«La vittoria era solo nostra»La Nuova Ferrara del 11/12/2006 ed. Nazionale p. 7
San Paolo contesta ancora il consiglio di giustiziaNon sembra placarsi la polemica nel mondo del palio dopo la decisione del consiglio di giustizia di non assegnare il palio 2006. La contrada di San Paolo si sente penalizzata e defraudata da questa decisione e continua tramite il suo massaro Andrea Rimondi a ribadire che l'organo giudicante dell'Ente Palio abbia usato due pesi e due misure nel giudizio dei fatti accaduti in piazza Ariostea.«Riteniamo - dice il massaro di San Paolo - di avere meritatamente e lealmente conseguito. Come abbiamo dichiarato durante l'udienza, che al momento dell'assurda chiusura della gara (100 metri all'arrivo) il nostro cavallo si trovava in testa. Il principale difetto che abbiamo riscontrato nella decisione, è quello di avere giudicato come si trattasse di un evento sportivo qualsiasi, di non essere quindi entrati nella mentalità e nello spirito del Palio, che è non paragonabile ad alcun altro evento, sportivo e non, e di avere altresì creato un precedente unico in Italia, mai era successo in alcuna piazza che non venisse assegnato un Palio, aprendo la strada, in un momento così difficile, a pericolose conseguenze» Non sono piaciute nememno alcune motivazioni alla sentenza come nel passaggio che dice «che i vertici della Contrada sono tenuti alla più rigorosa correttezza e sincerità in quanto chiamati al ruolo di educatori dei propri contradaioli più giovani».«Ebbene - prosegue Rimondi - questo invito per noi è un insulto, proprio la nostra correttezza e il nostro rigore ci vengono oggi contestati da più parti, se i nostri ragazzi non fossero stati così corretti ed educati con tutta probabilità oggi il Palio farebbe bella mostra di se nei nostri locali senza che alcuna conseguenza ci avesse sfiorato, come le vostre sentenze hanno dimostrato».«Nonostante ciò - conclude il massaro di S. Paolo - continuiamo a crederci e seguiteremo ad imporre ai nostri sostenitori quel rispetto e quella correttezza che sempre ci hanno contraddistinto».La contrada sente il dovere di ringraziare quanto hanno preso posizione in favore della contrada in questa vicenda, che l'ha vista privata del palio della corsa più ambita, quella dei cavalli, come ad esempio l'assessore al palio Aldo Modonesi.Nel frattempo l'Ente Palio dovrà decidere in queste settimane nuove regole per le gare in pista.

9 dicembre 2006

AGGIUNGIAMO CONFUSIONE ALLA CONFUSIONE

AGGIUNGIAMO CONFUSIONE ALLA CONFUSIONE

Cronistoria
Il 30 novembre il Consiglio di Giustizia dell’Ente Palio ha deliberato sul ricorso del Rione S.Paolo. Pollice giù. Non ha accettato il ricorso.
Ma non solo……..vedremo più avanti
Due gg dopo sul Carlino, Stefano Lolli scrive la Sua sulla sentenza. Non è in accordo con quanto deliberato dal Consiglio.
In contemporanea e successivamente, interventi dei dirigenti del Rione S.Paolo sulla stampa locale.
E giustamente vanno registrate anche 2 lettere di contradaioli di S.Paolo: la Chicca e Brescanzin.
In occasione della Fiera del Regalo S.Paolo mette in atto uno sciopero, non presenta i propri contradaioli alle manifestazioni di sabato e domenica 2-3 dicembre.
Il 6 dicembre si riunisce il CE, e il presidente dell’Ente Palio, Vainer Meriggi annuncia che con la delibera del consiglio di Giustizia, considera chiuso il ricorso del Rione S.Paolo. Non risulta nessuna presa di posizione da parte dei componenti del CE.
Poi l’8 dicembre, arriva anche la lettera dei componenti del consiglio di presidenza.
E oggi è arrivato l’intervento sul Carlino dell’Assessore al Palio Aldo Modenesi.

E ora tocca a me. Si consideri che io non scriverò mai una lettera al direttore, di qualunque giornale. Non l’ho mai fatto e non lo farò mai.
La mia opinione, dato che siamo sul mio Blog?
Ognuno deve rimanere al suo posto! E ognuno deve fare la sua parte.
Nell’organizzazione dell’Ente Palio non si era mai visto l’intervento del Consiglio di Giustizia. Da più parti era stato chiesto di “ristrutturare” l’Ente Palio e lo si chiedeva per allargarlo alla città, e quindi la formazione di alcuni consessi formati da personalità oppure da tecnici extra contrade.
Il primo fu il Maestrato dei Savi, che normalmente agisce durante le corse al Palio, e poi il Consiglio di Presidenza, e poi il Consiglio di Giustizia.
Il 2006, per la prima volta li ha visti tutti convocati! Il grave infortunio di BAO NERO, e le spintonate tra fantini hanno fatto in modo che tutti e tre i consessi si riunissero per deliberare.
Ah non dimentichiamo che il primo problema che ha visto l’intervento di uno dei tre consessi è stato il calcione del cavallo di S.Spirito al cavallo di S.Luca. Il Maestrato dei Savi si è riunito e su indicazione del responsabile dei veterinari ha escluso dalla gara il cavallo dei rossoverdi, perché la ferita veniva considerata non lieve. Fu chiesto al mossiere chi era stato a dare il calcione, e lui disse che non aveva visto bene, ma gli sembrava il cavallo di S.Maria in Vado, che già varie volte aveva scalciato, a vuoto per fortuna……………………..
A chi non lo sa devo spiegare che durante il Palio, i rappresentanti delle contrade sono i Maestri di Campo, e sono presenti a tutte le riunioni, indette da tutti i responsabili dell’Ente Palio. Il Maestro di Campo del Rione S.Spirito, da più di 10 anni sono io. A quella riunione responsabile dei veterinari-consiglio dei savi. Maestri di Campo, io c’ero………….e quando sentii il mossiere dire che gli sembrava…………….io dissi no è stato il mio cavallo!
E’ da far presente che qualcuno, non mi ricordo se componente dei savi o maestro di campo disse “ma non si può squalificare il cavallo che ha calciato?” il mossiere fece presente che non gli sembrava un calcio maldestro, ma che si sa che sono cose che possono succedere e fino a quel momento non aveva visto problematiche di sorta. Si riprese a far entrare i cavalli. I responsabili di S. Luca chiesero urlando dall’interno della pista che secondo loro l’infortunio non era grave e quindi potevano correre. Gli fu ribadito che oramai la decisione era stata presa.
Caro sig Brescanzin prima di sparare sentenze s’informi meglio!!!! Non è colpa nostra se il suo cammino e quello dei contradaioli di S.Paolo è stato difficile! Chi sa di Palio sa esattamente quanto io e i miei contradaioli portiamoo affetto ed amicizia al Rione S.Paolo.

Chi sa di Palio sa anche che di tutto si può dire su STEFANO LOLLI, ma che non sia un grande conoscitore del Palio………………………………………………….grande giornalista e grande contradaiolo……………………………….Ma soprattutto sa calarsi nelle due attività con professionalità indiscussa.
Scrivendo di Palio non ha voluto solo raccontarlo, ma lo ha voluto vivere da dentro. E naturalmente ha compreso le molteplici sfaccettature che rendono questo mondo così stupendo.

La razionalità espressa dal Consiglio di Giustizia gli è sembrata eccessiva.
Non ha impugnato la sentenza, ha solo fatto presente che è stata deliberata senza entrare nel merito delle problematiche avvenute il 28 maggio.
Quando imputa a qualcuno che non era presente al Palio, e che questi si offenda dicendo “ma noi c’eravamo….eravamo seduti nel palco delle autorità” …….appunto. Questo andava bene come spettatori, non come componenti del Consiglio di Giustizia…..
Sedici pagine sono state scritte, ricostruendo tutta la storiaccia, e da competenti hanno navigato tra i regolamenti e statuti dell’Ente Palio, considerati un “GINEPRAIO” (pag.5) e hanno a ciascun organo dato un senso. Bel lavoro. Ad alcuni dei miei contradaioli il lavoro è piaciuto perchè ben presentato e ben scritto. Soprattutto traspare una buona conoscenza del trattamento di norme. Si evince che………….siamo o non siamo il Consiglio di Giustizia? …sia fatta Giustizia.
Lungi da me criticare la parte di presentazione dell’istruttoria, la spiegazione delle varie competenze, ma quando sono arrivato a pag.12 sono rimasto un po’ perplesso:
…Incidentalmente si censura il comportamento della ricorrente (S.Paolo) che, esplicitando tematiche difensive che prescindono dalla rigorosa ricostruzione dei fatti, fa del diritto di difesa un uso eccessivo e temerario, sul quale questo consiglio con le precedenti sentenze del 13 u.s. ha già avuto modo di precisare che giudicherà in futuro con severità.
E POI RAFFORZATIVO PER TUTTE LE CONTRADE:
I rappresentanti di Contrada non devono pensare di rispondere del loro operato esclusivamente verso i contradaioli…..
MAGARI CARI SIGNORI………………PER ME SAREBBE TUTTO PIU’ FACILE, anche perché la mia carica in rione dipende si da una votazione, e quindi da elettori, ma non è sicuramente paragonabile all’elezione di un rappresentante partitico!!!!
MA CONTINUIAMO A LEGGERE
Essi, proponendosi quali rappresentanti di poli aggregativi basati su vincoli solidaristici e di aiuto del prossimo, sono portatori di interessi e responsabilità importanti ed hanno il dovere di proporsi con estremo rigore e correttezza
SECONDO ME CONTRADA NON VUOL DIRE SOLO ESCLUSIVAMENTE QUESTO!
QUESTO E’ QUELLO CHE CONTRADDISTINGUE ASSOCIAZIONI SPECIALISTICHE DI SETTORE, NON SICURAMENTE UNA CONTRADA.
E PER FINIRE IL MONITO:
Tali considerazioni non sono frutto di mero esercizio dialettico ma costituiscono alcune delle considerazioni sulle quali, come vedremo, questo Consiglio formulerà le sue conclusioni.
VOLEVO RAMMENTARE CHE QUESTO E’ SCRITTO PER S.PAOLO, ma che dovrebbe valere per tutte le contrade………………………………….ma per i ricorsi di S.GIACOMO e S.GIORGIO perché si sono ridotte le pene?
Io non discuto i 4 o i 3 anni, discuto che questo Consiglio che bacchetta i responsabili di contrada, e forse giustamente, è il primo che si lascia andare . A cosa serviva abbassare le pene. Differenziarle si, ma ridurle, alla luce di quanto poi argomentato per S.Paolo, è sembrato non seguire la stessa logica. Attenzione faccio presente la sostanza e non la sentenza per questa o quella contrada! Non spetta a me questo, come rappresentante di contrada, spetta al Consiglio di Giustizia.

SI FA LUNGA MA E’ MEGLIO SVISCERARE TUTTO:
Da pag. 15….”Ma il Palio non è più solo una corsa (di cavalli, asine e putti); gli stessi ambienti istituzionali ormai gli riconoscono una funzione di supporto alla riqualificazione storica e culturale dell’intera città ed in tale ottica esso ha assunto una rilevanza anche sul piano nazionale.
E’ quindi indispensabile che anche nell’ottica di opportunità delle scelte, si abbia la piena consapevolezza del ruolo e delle funzioni verso le quali il Palio è proiettato.

MA SE A QUESTO PUNTO NON AVESSIMO COMPRESO, ECCO IL RAFFORZATIVO:

In altri termini la visuale degli interessi di Contrada, seppur importante per quanto innanzi detto, non va considerata la sola esistente in quanto le finalità di valorizzazione, promozione e sviluppo dell’intero Ente Palio non possono essere tenuti presenti. Se il Palio è cresciuto è merito delle Contrade, però se esse vogliono che esso cresca e si sviluppi ulteriormente devono cedere il passo agli interessi comuni che l’Ente in quanto tale rappresenta. Regole forti, professionalità, linearità compartimentali, trasparenza.

COMPLETAMENTE GIUSTO. MA CHI L’HA MAI MESSO IN DUBBIO? I NOSTRI COMPITI LI CONOSCIAMO BENISSIMO.

MA NON BASTAVA DIRE………….non avete compiuto tutti i giri. Quindi Palio nullo.

E poi nell’incontro pubblico con le contrade si spiegavano queste cose, e da qui si prendeva spunto per mettere ordine nelle leggi del futuro?

SI EVITAVA ANCHE DI OFFENDERSI SE QUALCUNO, sulla stampa quotidiana, INSINUAVA UN MODO DI AGIRE NON CONSONO ALLA MANIFESTAZIONE, ED ALLO SPIRITO DELLA STESSA.

Nel momento che c’è un organo dell’Ente Palio che delibera io accetto quanto deciso.
Non mi permetterei mai di discuterlo. Altrimenti cosa serve?
Il fatto che si rimarchi che è mio dovere comportarmi bene, quando poi si parla solo in generico, permettetemi illustri signori che, partendo dal fatto che non vi abbiamo mai visto prima ad un incontro con le contrade, ci si rimanga un po’ corti.
E poi se c’è un giornalista che scrive quello che pensa, surrogato dalla sua conoscenza in fatto di Palio, non vi deve “costringere” a scrivere le vostre spiegazioni su quanto da voi deliberato. Avete deliberato e basta. Ci penserà poi l’Ente Palio, tramite apposito ufficio stampa, a dialogare con il giornalista.
Altrimenti viene sminuita la figura di giudice.
Lasciatemi stare Stefano. E poi ha ragione con il fatto che avete risposto al suo articolo, lo dovevate fare anche per quello precedente.
STEFANO, comunque quando scrive di Palio, QUALUNQUE COSA SCRIVA (e ricordatevi che non è mai di parte………..si metta ben in chiaro, perché è il primo moralizzatore e non guarda in faccia a nessuno, ne so qualcosa io con un 2 un anno in classifica…….) CERCA SEMPRE DI CAPIRE IL PERCHE’ DI UN CERTO COMPORTAMENTO.
Poi ha anche lui le sue fisse, ma è anche vero che ci taccia di essere dei presuntuosi che pensiamo di avere sempre ragione……………ma caro STEFANO si è mai visto un Capocontrada dire che ha sbagliato?
Arriviamo alla intervista di ALDO MODENESI.
Lui ha ripetuto quello che da mesi dice in pubblico (inamicandosi qualche consigliere della stessa maggioranza). Il Palio del 2006 è di S. Paolo, senza tanti perché e per come. E’ rimasto stranito dalla sentenza avversa e ha detto la sua. Forse dobbiamo aspettarci una risposta da parte dei componenti del Consiglio di Giustizia? Non si finisce più.
ALDO e’ un altro gran conoscitore del nostro ambiente, quindi dovrebbero fare pensare queste prese di posizione. Dovrebbero convincere qualcuno che forse non conoscono quelle mille sfaccettature del nostro mondo stupendo.
Dovrebbero convincere qualcuno che non basta essere seduti in tribuna per comprendere il Palio.
Nel momento che si viene chiamati a derimere una controversia si cerchi prima di tutto di comprendere E DI CONOSCERE gli attori implicati.
E poi un pensierino per S.Paolo. Tutta la solidarietà possibile...............però qualche riferimento potevate risparmiarvelo. E poi attenzione a fare i ricorsi, Vi hanno preso in castagna sul n° dei giri....................e poi cercate di comprendere anche certi atteggiamenti di contrade ed Ente nei vostri confronti.........................alcuni di voi si lamentano per i fatti che vi accadono........però spiegategli bene certi passaggi! Laura tieni duro!

A proposito non condivido la presenza di un rappresentante degli Animalisti nelle commissioni Ente Palio. La proposta nasce per fare trasparenza………………..ma guardate che non ne abbiamo mica bisogno. Volete essere dei garanti, benvenuti…non abbiamo problemi……ma non come componenti. A ognuno il proprio compito.

Avrei ancora da scrivere ma chi è arrivato fin qua forse mi ha già mandato a quel paese.
Ma un Blog è un diario e quindi alla prossima pagina.

5 dicembre 2006

PER DOVER DI CRONACA

San Paolo, doppio «ko»: dopo la sentenza choc dimissioni dei dirigentiIl Resto del Carlino del 05/12/2006 ed. FERRARA p. VI
PALIOLascia la presidente, tensioni in Contradadi Stefano LolliE' un 'terremoto' polemico, quello che squassa la Ruota di San Paolo e fa scivolare l'Aquila come il più incerto dei piccioni: all'indomani della choccante sentenza del Collegio di Giustizia che ha negato ai bianconeri l'assegnazione della vittoria nell'ultimo Palio, la capocontrada Laura Scanavini si è dimessa. In segno di protesta per la decisione dei tre [\FIRMA]supergiurati (Claudio Filippo Pesole, Andrea Firrinceri, Andrea Botti), per l'atteggiamento ritenuto... pilatesco del presidente dell'Ente Palio Vainer Merighi, ma anche perchè contestata da alcuni contradaioli. «Siamo stati accusati di aver trattenuto i nostri ragazzi - svela il massaro Andrea Rimondi - quando, nei momenti più concitati della manifestazione, stavano per andare a prendere il Palio che ritenevano di aver comunque conquistato. Ora quello stendardo sarebbe nella nostra sede, come invece figurano nelle sedi di varie Contrade altri Palii vinti in modo non meno controverso...». Lo sfogo di Rimondi è amaro: sia per la sentenza di cui i bianconeri non sanno darsi pace, che per il caos interno suscitato che rischia di vanificare anni ed anni di duro lavoro. «La cosa che più ci offende è la lettura del dispositivo in cui addirittura i signori giudici ci dipingono come persone scorrette, che hanno tentato di ricostruire in modo mendace l'accaduto - afferma Rimondi - facendo 'un uso eccessivo e temerario' del diritto di difesa». Parole pesanti come macigni, che offendono chiunque le legga avendo davanti agli occhi il Palio e la realtà di una Contrada da sempre emblema di lealtà e sfortuna. Basti pensare alla scomparsa dello sfortunato staffiere Daniele Benati, morto pochi mesi dopo il successo in piazza Ariostea; o alle fatiche strenue per allestire cortei e squadre di sbandieratori. «Ci siamo sempre adoperati per garantire ai nostri giovani un punto d'aggregazione, pur disponendo di una sede che definire angusta è dire poco - prosegue Rimondi -; abbiamo sempre preteso da loro un comportamento ineccepibile. Abbiamo fatto lo stesso anche il 28 maggio. Mentre i dirigenti di altri Borghi e Rioni assistevano alle intemperanze dei propri contradaioli, noi come prima cosa ci siamo buttati in pista per aiutare i soccorsi e per frenare qualche ragazzo che voleva strappare dalle mani delle autorità il Palio che Bandini pareva aver ottenuto senza alcuna scorrettezza. Almeno lui...».Doppia beffa, dunque, per San Paolo: costretta a rimboccarsi nuovamente le maniche («a gennaio eleggeremo i nuovi vertici di Contrada, ma anche questa mazzata non ci voleva...» dice Rimondi), e soprattutto ad affrontare un Natale mesto e carico di tensioni. «Mentre i giudici ci bacchettano con inaudita severità, sostenendo di aver provato a fornire una ricostruzione sleale - chiude il massaro -, molti contradaioli dicono che abbiamo sbagliato a non fare i prepotenti, perchè in fondo nel Palio è questo che paga. I fantini si picchiano? Le squalifiche vengono ridotte... I contradaioli si abbandonano ad intemperanze? Nella 'sentenza' non c'è traccia di una reprimenda, anzi le pene comminate sono state alleggerite». E' questo che fa sbandare la Ruota disarcionando l'Aquila: «La sensazione è che siano stati usati due pesi e due misure - chiude Rimondi -: magari se in testa alla gara ci fosse stata un'altra Contrada, la corsa non sarebbe stata annullata all'ultima curva...».

1 dicembre 2006

Lo stato confusionale regna........

Oggi è il giorno dopo.........
Ierisera il consiglio di giustizia ha informato le contrade del responso relativo al ricorso del Rione S.Paolo.
Pollice giù.
Però occorre fare alcune precisazioni, direi abbastanza importanti.
Il consiglio di giustizia si è pronunciato solo sul ricorso di S.Paolo oppure ha indicato anche se è giusto o no consegnare il Palio di S.Giorgio 2006?
Dato che non è di mia conoscenza se il verdetto verrà reso pubblico, non potrò "criticare" alcuni punti della sentenza fino a quel momento.
Però iniziamo a pensare a questo:
  1. Perchè la nuova ferrara e estense.com avevano già informato della sentenza, dalla notte precedente? Se verificate il post su estense.com vedrete che è stato pubblicato alle 00,39, e dato che i giornali per uscire alla mattina presto devono essere chiusi entro le 22,00 viene da pensare che la gola profonda sia la stessa per entrambi gli organi di stampa.
  2. Dato che alle contrade era giunta una nota dal CONSIGLIO DI GIUSTIZIA, che invitava loro a partecipare alla riunione finale, perchè qualcuno ha dato la notizia in anteprima?
  3. Perchè su estense.com gola profonda si è inventato dello scontro dirigenti ente palio sindaco?
  4. Perchè il deposito delle 10.000 firme è arrivato in contemporanea con la sentenza del CONSIGLIO DI GIUSTIZIA?

.... e potrebbero esserci altri punti ma non entriamo anche noi in stato confusionale.

Personalmente posso solo, ad oggi, dichiarare che è stato considerato il Palio alla stessa stregua di una qualunque manifestazione sportiva. E con questo non voglio svilire le manifestazioni sportive, in quanto il Palio non è una manifestazione sportiva.

Non può essere paragonato alla stregua di una competizione logica come può essere una qualunque gara di atletica, o una partita di pallone, o una maratona.

In tutti questi casi ci sono gli agonismi e le regole. ma mentre nelle manifestazioni sportive le regole sono il 100% della base su cui ci si confronta (cronometro, n°giocatori e campo di gioco, classifica d'arrivo..etc...etc.), nel Palio paradossalmente le uniche regole sono solo la partecipazione......

E' difficile da spiegare, e non vuole essere assolutamente un rifiuto alla regolamentazione, ma è prendere atto che il Palio è un modo di vita e un'unione d'intenti, di molteplici irrazionalità

L'unica cosa con cui posso concordare è che il Palio ora è della Città!

E' difficile per me, veterano del Palio, ammettere che lo è diventato grazie alla grave disgrazia avvenuta a BAO NERO.

E allora la richiesta che faccio ai miei concittadini è questa:

Lo sarà anche in tempi più felici e meno sospetti? se fosse così capireste perchè il Palio è giusto, oggi, darlo al Rione S.Paolo. Perchè se fosse veramente vostro il Palio riuscireste a comprendere le mille sfaccettature che noi viviamo ogni giorno e che non riusciamo a trasmettervi, perchè il Palio non è riconducibile ad una semplice equazione matematica.

Non ha senso dire "abbiamo consegnato 10.000 FIRME" se dietro non c'è un principio positivo.

Non ha senso dire "non sono stati compiuti 4 giri" se dietro non c'è una comprensione bilaterale tra il giudice ed il giudicato.

alla prossima

28 novembre 2006

alcuni articoli che fanno pensare....

DA REPUBBLICA AFFARI&FINANZA di lunedi 27 novembre 2006

La signora che comunica la città
La signora che ha reinventato l’immagine di Torino, che ormai gira il mondo per ritirare premi, che ha appena scritto un libro («Comunicare la città», Bruno Mondadori) su quello che è diventato un caso che si studia nelle università, ha magnifici, mobili, occhi azzurri e parla invece con una lentezza e un accento torinese quasi esasperanti. Anna Martina, 55 anni, ride davvero: «Sono dotata di un autocontrollo fortissimo, non riesco a parlare più veloce o a cambiare il tono nemmeno nei momenti peggiori». E in questi anni, incaricata di accompagnare la trasformazione di una città industriale, grigia e vecchia, di momenti difficili ne ha passati tanti davvero: nel ‘98 l’allora sindaco Castellani ha intuito che i mille cantieri che avrebbero sconvolto l’ordinata Torino, la rivoluzione che ne avrebbe cambiato l’anima, le fabbriche destinate a trasformarsi da pezzi di archeologia industriale in poli culturali, avrebbero dovuto trovare nei cittadini degli alleati solidali e consapevoli, non dei nemici e nemmeno delle vittime.«C’era spiega Anna da far partecipare i torinesi, coinvolgerli nel grande cambiamento». I sindaci sono cambiati, ma da allora Anna è lì, insostituibile direttore della comunicazione strategica e della promozione d’immagine. Quello interno è stato solo uno dei due fronti sui quali ha combattuto: l’altro era quello esterno, gli interlocutori coloro che stavano fuori e che nella città dei Savoia vedevano grigiore e noia, un luogo da tralasciare senza alcun ripianto. Ora, invece, e le Olimpiadi ne sono state il volano, è come se Torino fosse risorta: austera ma bellissima; chiusa ma aperta a mille iniziative. «E ora il turismo trionfa è diventata la seconda gamba della città. Le Olimpiadi non sono state un traguardo ma un punto di svolta». La sua storia di comunicatore comincia nel 1984 in uno dei più bei gruppi italiani, il torinese GFT e i suoi maestri sono due consulenti che ricorda come eccezionali, Aldo Chiappe e Marcella Verini. Il GFT aveva un fatturato di 1.500 miliardi, 30 società distribuite dall’Italia al Canada, dal Messico alla Cina. Produceva e distribuiva in tutto il mondo il meglio del made in Italy. Quando Anna arriva al GFT non vuole più essere la ragazza timida e introversa che è stata fino a quel momento, incapace di immaginare per se stessa un orizzonte diverso da una cattedra. La sua città di nascita è Pescara, ma a sei mesi diventata torinese. Suo padre, pittore, aveva vissuto per un breve periodo in via Margutta, a Roma, e poi era tornato con la moglie (che aveva partorito in Abruzzo) nella città d’origine. A Anna piace dire che ha «la testa al nord e il cuore al sud», perché da parte materna ci sono origini pugliesi e siciliane.Studia al classico Gioberti e a 17 anni si fidanza con l’uomo che diventerà suo marito. Si laurea in Lettere, si immagina a fare l’insegnante. Ha urgenza di diventare autonoma, pensa che guadagnarsi da vivere sia un dovere da non rinviare. Il primo lavoro, nel ‘74, è segretaria all’Istituto Gramsci che sta nascendo sotto la direzione di Bobbio. Dieci anni dopo decide il grande passo e accetta di entrare al GFT per diventare il direttore della comunicazione. Ha dei ricordi indelebili: «Mio figlio racconta aveva appena compiuto un anno: capivo che quella per me sarebbe stata un’opportunità unica ma certo avrei preso una strada complicata. Ho sofferto molto, e mio figlio anche. Ero sempre in viaggio, per fortuna mio marito è stato molto solidale». Dopo altri dieci anni Anna ha ormai una professionalità e una personalità fortissime e diventa l’amministratore delegato di Opera, una società specializzata nella comunicazione del territorio. Fino a quando Torino, la sua città, decide di svegliarsi e pensa a lei, che un profilo più giusto non può avere: torinese di testa, meridionale di cuore.


La società che ha brevettato lo stadio di calcio ecosostenibile
costruzioni & ambiente
Hanno studiato per tre anni più di 70 stadi in giro per il mondo, li hanno"scomposti" pezzo a pezzo e ne hanno fatto una sintesi. La chiave costruttiva è però nuova: uno stadio di bioedilizia, ecosostenibile, meno caro e molto più veloce da costruire. Il brevetto arriva dal Friuli, da una famiglia di costruttori tradizionali che dal 1913 "tira su" case nell’estremo Nordest d’Italia, e che dall’ormai lontano 1985 si è convertita alla filosofia bioedile, "in tempi non sospetti", dice con orgoglio Loris Clocchiatti, amministratore delegato del gruppo Polo – Le Ville Plus. Che ha un portafoglio ordini di circa 20 milioni. Il grande salto, anche grazie a partnership ancora tenute riservate, è però nel Bioscience Building System, il brevetto sugli stadi: "Abbiamo industrializzato il sistema costruttivo, il che significa un risparmio di un anno e mezzo sui tempi dei lavori, tradotto in costi inferiori anche del 30% rispetto agli stadi tradizionali. La soluzione è però pensata anche per il rinnovo ecosostenibile di quelli già esistenti". Una grande novità è la possibilità di rendere l’impianto totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico rispetto alla città che lo ospita. Anzi, con i sistemi integrati a cogenerazione termica e elettrica, i pannelli solari e il recupero dell’acqua piovana promette di cedere energia ai quartieri vicini. Il grande ricorso alla domotica, poi, dovrebbe incidere non poco nella gestione del personale. Per il resto la filosofia è un misto tra lo stadio all’inglese, fruibile tutta la settimana con i suoi spazi e sottoservizi, e una scatola tecnologica a basso impatto per convincere anche le amministrazioni più recalcitranti.Il progetto sembra funzionare, ed ha già mosso l’interesse internazionale. Uno stadio è pronto a partire in Italia, un altro è già commissionato nell’Europa dell’Est. Sono stadi da 2530 mila posti, dal costo di circa 25 milioni l’uno. Ma la capacità del brevetto copre impianti dai 5 mila ai 100 mila spettatori. La scommessa, giocata "alla friulana" con i piedi per terra, potrebbe essere vinta proprio con la carta degli spazi da utilizzare per scopi che vanno oltre il calcio, a cominciare dalle attività commerciali. Un’opera come quelle già pronte ad entrare in cantiere, infatti, dispone di circa 22 mila metri quadrati coperti sotto le gradinate, che potrebbero valere oro. Il progetto, assicura Clocchiatti, è unico in Italia ed ha ben pochi concorrenti nel mondo: "Di solito gli studi per questo genere di edifici sono realizzati dalle università o dai governi che si accollano i costi. Stadium Plus è invece un’iniziativa frutto dei nostri investimenti privati. Abbiamo delegazioni dalla Cina, Russia e Sudafrica che stanno arrivando appositamente in questi giorni. Gli stessi organi direttivi del Coni, oltre a società di serie A e B, hanno già dimostrato il loro interesse".

Quando le città diventano un laboratorio per la riconversione alle nuove tecnologie
Le città hanno un ciclo di vita. Possono nascere in funzione di un’economia rurale, svilupparsi con l’industria e quindi declinare a seguito della terziarizzazione della produzione industriale. Le città che conservano il loro successo di generazione in generazione sono quelle capaci di sfruttare i nuovi media e le tecnologie per rinnovarsi, reinventarsi e adattarsi ai nuovi contesti. Ci sono due metropoli americane che partendo dalla stessa situazione di città industriali sono uscite in modo diverso da una esperienza di industrializzazione spinta. Una è Pittsburgh, città storica dell’acciaio, che quaranta anni fa con la crisi dell’industria siderurgica si era degradata, per poi rinascere come culla del terziario avanzato, con ad emblema la Carnegie Mellon, università di punta nell’Ict. L’altra è Detroit, che dopo essere stata il cuore dell’industria automobilistica non è più riuscita a trovare un modello di crescita: nella città ci sono zone di decadenza, con un preoccupante declino demografico. Il problema non è nuovo. Basti pensare al porto di Messina che fiorì durante le crociate (era da lì che partivano le navi con gli uomini e le merci per la guerra agli infedeli) o a Venezia, che vide tracollare i suoi traffici (spostati su Liverpool) dopo la scoperta dell’America. "Perché una città possa evolversi e andare avanti non bastano strutture e capitali – scrive Giuliano Amato nel libro "La città nell’era della conoscenza e dell’innovazione" (Franco Angeli, 2006), che include contributi dei più qualificati studiosi ed esperti nel campo ma occorrono almeno tre intangibles: a) una visione di un futuro diverso; b) la capacità di interagire, mettendo in rete tutti gli attori rilevanti; c) una forte leadership che consenta di evitare che l’eccesso di networking determini una paralisi decisionale". In questi ultimi tempi il dibattito sulle grandi città è sempre più intenso, e non solo in Italia. Ci si domanda fino a che punto centri come Milano, Roma o Torino, che ultimamente hanno manifestato un nuovo dinamismo, siano effettivamente capaci di assecondare la globalizzazione, puntando sui fattori immateriali, come le risorse umane qualificate, le attività di ricerca svolte da centri di eccellenza, i processi di innovazione, lo sviluppo di realtà imprenditoriali ad alto contenuto di sapere e creatività, il miglioramento della qualità della vita e il potenziamento dell’offerta culturale. "In un certo senso la città è l’iceberg della nuova economia basata sulla conoscenza, il luogo che è selettivamente portato a svolgere il ruolo di motore della crescita e dell’innovazione, in quanto laboratorio dove si stanno sperimentando i nuovi meccanismi di produzione della ricchezza", spiega Riccardo Varaldo, Presidente della Scuola Superiore Sant’Anna, l’istituto universitario che ha promosso le riflessioni sul tema della nuova città. Chi perde la sfida rischia il declino: il periodo critico che sta vivendo Napoli, per esempio, può essere interpretato come un preoccupante campanello d’allarme.

‘Ripensare’ le Fiere
Va bene la competizione, ma quando diventa controproducente è meglio mettersi intorno a un tavolo a ragionare. E’ quanto si propone il 1° Forum nazionale della filiera fieristica organizzato a Milano dall’Asal (l’associazione delle aziende che allestiscono le fiere) insieme a FederlegnoArredo. «E’ un invito ragionare per gli addetti ai lavori. Stiamo assistendo a grandi piani di ampliamento da parte degli enti fieristici», dice Pierpaolo Vaj, presidente di Asal. «Ci chiediamo se si sta seguendo una logica industriale o l’appagamento del gigantismo di operatori e istituzioni locali». Invece di investire per farsi concorrenza, le fiere made in Italy dovrebbero lavorare insieme per battere l’agguerrito sistema estero. Mercoledì intorno al tavolo milanese ci saranno Claudio Artusi (amministratore delegato Fiera Milano), Tito Boeri (docente alla Bocconi), Olivier Ginon (presidente Gl Events e azionista di Padova Fiere), Michele Porcelli (amministratore delegato Bologna Fiere), Marco Sogaro (amministratore delegato Fiera Roma). A introdurre i lavori sarà Roberto Formigoni e in rappresentanza del Palazzo è atteso il ministro dello sviluppo economico Pier Luigi Bersani. Il forum è la prima tappa di un progetto per la promozione e la valorizzazione del sistema fieristico dell’Asal.

I beni culturali, una risorsa da gestire in reteInternet come via della cultura: una promessa che circola da sempre, un terreno d’azione fertile e ancora da esplorare per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Molto resta ancora da fare, sulla scia dei sentieri finora tracciati; dove non fanno testo soltanto i grandi poli museali, ma soprattutto le iniziative locali che dal basso riescono a delineare, passo dopo passo, le maglie di una rete. Beni culturali in Rete, patrimoni delle culture d’Europa è, appunto, il titolo di un’iniziativa svoltasi nei giorni scorsi a Trieste, cui hanno partecipato numerose personalità delle istituzioni, del mondo accademico e di prestigiosi centri d’arte. Un appuntamento in cui si è discusso di nuove tecnologie e multimedialità come strumento prioritario per la gestione, fruizione e valorizzazione del patrimonio artistico, in un’ottica di sviluppo del territorio. Tre le sezioni tematiche del convegno, promosso Forum PA, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Banca Popolare FriulAdria e Comitato Promotore Progetto Patriarcato di Aquileia: si è parlato di tecnologie per la gestione dei beni culturali, di gestione e progettazione dell’offerta culturale, di sviluppo economico e dei beni culturali.Il dibattito ha preso le mosse dall’impegno della Banca Popolare FriulAdria: la banca del territorio, ora di proprietà di Credit Agricole, ha creato un ricco catalogo con tutti i principali musei della regione Friuli, elaborando una filosofia "multimediale" per presentare i beni culturali e integrarli nelle realtà locali. La premessa è che mettere i musei in rete, fornirli di strumenti e di guide digitali, che possano far viaggiare il visitatore dall’opera fino al suo contesto territoriale, non significa soltanto rendere più leggibile l’opera d’arte stessa, ma finisce con lo sviluppare nuova domanda culturale, promovendo la voglia di vedere ancora.«Il nostro programma mira a riflettere su natura e ruolo dell'opera d'arte, nella duplice prospettiva di valorizzare il patrimonio artistico regionale e di contribuire allo sviluppo dell'economia dell'area in cui operiamo», ha detto nel suo intervento Angelo Sette, presidente della Banca Popolare FriulAdria, che ha poi aggiunto: «Fotografare il passato non ci è parso tuttavia sufficiente, è in questo senso che va compreso il nostro sforzo di intendere quali siano le relazioni che si devono stabilire tra i depositi della memoria e i nuovi linguaggi della contemporaneità».Gli ha fatto eco Carlo Mochi Sismondi, direttore generale del Forum PA, sottolineando come il patrimonio storico, archivistico, monumentale e museale di un territorio sia sicuramente un bene da preservare e tutelare: «Ma esso è anche, sempre più, un asset strategico da valorizzare nel quadro delle strategie di sviluppo economico e territoriale», ha affermato. Mochi si è poi soffermato sulla parolachiave del convegno: Rete. «Mettere in rete il patrimonio culturale e museale – ha detto va oggi al di là della semplice messa on line del catalogo delle opere. La "Rete" significa soprattutto networking, integrazione dell'offerta, sinergie tra istituzioni, condivisione dei patrimoni culturali». E di fronte a risorse sempre più difficili da reperire, il direttore del Forum PA ha osservato come sia cruciale un’efficace politica di integrazione pubblicoprivato: «Nessuna amministrazione locale o regionale è in grado di operare da sola, ma deve essere regista di un’azione congiunta di più attori presenti sul territorio», ha concluso.L’amministrazione regionale, rappresentata al convegno dal presidente Riccardo Illy, sembra essere cosciente delle sfide delineate. Dopo aver ricordato il suo impegno nella diffusione delle nuove tecnologie (una legge per l'alfabetizzazione informatica, la creazione di Mercurio Spa per il completamento della rete di fibra ottica in Friuli, l'acquisizione della società Insiel), Illy si è soffermato sull’esigenza di "utilizzare" il patrimonio artistico, archeologico, architettonico.«Un'utilizzazione per favorire l'acculturamento delle nostre collettività ha detto in grado di alimentare la particolare inclinazione dell'Italia verso il contenuto estetico dei propri beni e dei prodotti, e dunque per incrementare lo sviluppo economico nazionale». In questa prospettiva, stringente deve essere la relazione tra beni culturali e turismo, ovvero «quel comparto produttivo ha proseguito Illy che oggi rappresenta la prima voce economica mondiale, superiore in fatturato a tutti gli altri comparti produttivi: maggiore turismo significa poi maggiori entrate finanziarie, che potrebbero essere a disposizione per conservare, migliorare ed arricchire il nostro patrimonio artistico». Illy ha in conclusione evocato, come imprescindibile strumento di costruzione, il «circuito virtuoso» al quale non possono mancare di contribuire, accanto allo Stato, Regioni ed Enti locali.

Ricerca e innovazione, così Prato si rimette in corsa
Passa attraverso il fashion, la creatività, l’innovazione e la flessibilità il "rinascimento" di Prato. Dopo almeno cinque anni di crisi, dovuto alla concorrenza dei filati e tessuti asiatici e alla congiuntura sfavorevole, le aziende pratesi stanno rispondendo alla grande. Del resto i tanto sbandierati pregi dello sviluppo, della ricerca e dell’innovazione, loro ce li hanno nel Dna. Non a caso il distretto toscano agli inizi della sua avventura imprenditoriale era conosciuto in tutto il mondo come la "città degli stracci". «I nostri pionieri — racconta oggi il responsabile dell’ufficio studi dell’Unione industriale locale, Enrico Mongatti — riciclando e nobilitando carta, stracci e materiali vari, hanno avuto la capacità di produrre tessuti lanieri che in molti casi hanno battuto i concorrenti inglesi». Se fino agli anni Settanta del ‘900 lo sviluppo impetuoso del distretto si è fondato sui grandi volumi a prezzi bassi, negli anni Ottanta la creatività pratese ha giocato la carta della diversificazione puntando sulla moda. Filati e tessuti trendy che le grandi griffe e marchi internazionali venivano a comprare in gran quantità. Ma per sua stessa definizione, la moda è volubile, cambia continuamente. E con lei anche i clienti. Un tempo a servirsi della produzione made in Prato erano, appunto, i re delle passerelle che facevano due collezioni all’anno: primavera/estate, autunno/inverno. Oggi sul mercato sono comparsi grandi gruppi della distribuzione (i soliti noti come Zara, H&M ecc..) che hanno scompaginato le carte. Rinnovo delle collezioni una volta al mese, se non addirittura ogni quindici giorni; riordini a tambur battente e vetrine sempre nuove. Un modo di procedere che ha costretto anche i blasonati marchi del fashion a moltiplicare le proprie collezioni. Una rivoluzione che fatalmente ha coinvolto i fornitori della materia prima: i produttori di filati e tessuti. «Prato — ricorda Carlo Longo, presidente dell’Unione industriale locale — è fatta di piccole realtà a volte con cinque sei addetti, che rappresentano ciascuna una tesserina della filiera produttiva. Chi si occupa della filatura, chi della tessitura e via via si arriva alla tintoria e il finissaggio». E’ appena il caso di dire che questa frammentazione finisce per allungare i tempi. Ecco che allora i nostri pratesi si stanno attrezzando. Fanno aggregazioni, si mettono insieme per soddisfare i clienti nei tempi e modi richiesti. C’è anche chi, come il Gruppo Lineapiù, che ha deciso di fare una partnership con protagonisti dell’altrettanto storico distretto biellese. Un paio di settimane fa il presidente Giuliano Coppini ha annunciato ufficialmente di aver aperto il capitale della sua azienda a un pool di imprenditori che insieme ai pratesi Alberto Pecci, Paolo Bini, Nando Albini, Gincarlo Mazzi e Dalila Mazzi, comprende un manipolo di biellesi tra cui Marco Schneider e la tessitura Botto Paola.C’è anche chi, come Riccardo Matteini del Gruppo Colle si è aggregato in tempi non sospetti. Come racconta scherzosamente: «quando Berta filava, abbiamo fuso le attività di quattro stabilimenti di proprietà di tre aziende diverse. Accorpandoci abbiamo perso il 5 per cento degli addetti. Grazie alle economie di scala e allo sviluppo della produzione, due anni dopo li abbiamo assunti. Con gli interessi: prima dell’operazione davamo lavoro a 85 persone, oggi a 140. E il gruppo ha visto crescere i fatturati e le esportazioni in tutto il mondo». Anche Luigi Banci, che guida il Lanificio Pontetorto, di questi tempi non fa aggregazioni per il semplice fatto che la sua azienda (fondata nel 1952) già sin dall’inizio si è data una struttura cosiddetta verticalizzata. In altre parole al suo interno controlla le varie fasi della produzione, finissaggio compreso. Quello più delicato perché come dice lo stesso Banci «è il passaggio in cui si applicano i segreti, i procedimenti tecnici che fanno la differenza nella nobilitazione del lusso. Per dare quella mano diversa che altri concorrenti non hanno». Un mestiere che sa fare bene visto che il Lanificio Pontetorto è diventato leader europeo nella produzione del Pile (materiale che si usa per l’abbigliamento sportivo e per le felpe in genere), e a suon di ricerca e innovazione sforna tessuti tecnici per un totale di otto milioni di metri di tessuto all’anno, e dà ai suoi clienti 700 nuovi articoli a stagione. Ma aggregarsi non basta. E’ solo uno dei tanti ingredienti della ricetta che sta facendo rinascere Prato. Gli altri si chiamano: capacità di fare prodotti unici, pregiati, sofisticati. Prodotti che i concorrenti che li sfidano sul fronte dei "basici" sfornati in gran quantità, non sono in grado di creare. Perché non hanno nel loro Dna il gusto e la creatività tricolore. Del resto è quello che stanno facendo anche i produttori di tutta la catena fashion made in Italy che detta legge nel lusso mondiale. E proprio a Prato che si sta reinventando come distretto della moda donna, sono nati marchi dell’abbigliamento (che usano i tessuti locali) che si sono imposti sulle passerelle della moda. Parliamo di Patrizia Pepe, Sash, Sonia Fortuna, Fabio Castellani.

Come sarà la nuova vita della vecchia fabbrica
Passa per la cultura, i giovani e la tecnologia la rivoluzione di quel quartiere di Milano che è la Bovisa. Lo storico spazio industriale, dopo alterne fortune, sta per rinascere a nuova vita. La zona, un tempo simbolo dello sviluppo milanese, aveva da tempo perso la propria identità e ogni contatto sociale con la città. Ma si volta pagina. Diversi i protagonisti del cambiamento, tra i quali anche il Conservatorio di Milano che lì trasferirà le attività che riguardano la musica contemporanea ed elettronica. «Sulle aree prospicienti la Triennale — spiega Alessandro Pasquarelli, amministratore delegato di EuroMilano, società di sviluppo immobiliare — stiamo realizzando altri importanti progetti di recupero e riqualificazione urbana, che faranno del quartiere il nuovo polo milanese per la ricerca scientifica e l’innovazione come l’ampliamento del Politecnico di Milano, il nuovo istituto Mario Negri e gli studi televisivi di Telelombardia». Insomma, il programma è ambizioso. «L’idea è di creare in Bovisa il più grande polo tecnologico del Sud Europa — conclude Pasquarelli, — un distretto d’eccellenza in cui studieranno e lavoreranno studenti, ricercatori e manager da tutto il mondo».

23 novembre 2006

protagonisti: il giornalista Lolli, l'assessore Modonesi

Riporto l'articolo di Stefano.
POSSO ESPRIMERE QUALCHE DUBBIO?
PRIMA DI ESTERNARLI PROVO A PARLARNE CON ALDO.
PERO' DI PRIMO ACCHITO..............



Via da tutto il centro i distributori di depliantIl Resto del Carlino del 23/11/2006 ed. FERRARA p. VIII
IL DIVIETO Ordine della giunta: «Leso il decoro pubblico»Colpo di spugna sulla 'libera stampa'. Il Comune ha deciso il divieto, per i giornalini a distribuzione gratuita (la cosiddetta free press), ad essere diffusi attraverso gli espositori collocati, a centinaia, nelle strade e nelle piazze del centro storico. Ufficialmente il motivo del provvedimento, assunto dall'assessore alle Attività produttive Aldo Modonesi, è quello del... decoro.«Da tempo si infittivano le segnalazioni, sia da parte dei cittadini che delle Circoscrizioni - afferma Modonesi -, sul fatto che questi giornalini e depliant, che pubblicizzano in particolare attività immobiliari e commerciali, finivano col trasformarsi in carta straccia, abbandonati lungo le strade e sui marciapiedi, ingorgando i cestini dei rifiuti e trasformandosi nei giorni di pioggia in una sorta di poltiglia». Spesso oggetto anche di vandalismi, molti distributori sono stati in queste settimane rovesciati o svuotati apposta, contribuendo a nuocere ancor più all'immagine ed alla pulizia del centro cittadino: «Per questo motivo abbiamo deciso il diniego dell'autorizzazione a diffondere la free press sul suolo pubblico - spiega Modonesi -; gli esercenti di queste attività potranno ovviamente continuare, ma cambiando radicalmente le modalità di distribuzione». Tornando magari al 'porta a porta', tentando di riconquistare le buchette dei ferraresi (sempre più restii peraltro ad accettare l'accumulo di depliant e volantini pubblicitari), oppure stringendo accordi con negozi e bar per ricoverare all'interno dei locali quegli espositori che, presto, saranno definitivamente banditi. Con l'obbligo, per i privati, di rimuoverli.Oltre che per un fatto puramente... estetico, tuttavia, la presa di posizione della giunta (in altre città non risulta un analogo provvedimento) si lega al clamoroso boom di richieste presentate negli ultimi tempi: «Siamo arrivati addirittura a 600 istanze per la collocazione degli espositori - spiega Modonesi -, un fatto assolutamente incredibile se si considera che le 'testate' attive nell'editoria immobiliare sono 4-5, e che poche altre si caratterizzano nel settore commerciale». Eppure di settimana in settimana il volume delle copie e la quantità di carta prima inserita negli espositori e poi spesso trasformata in rifiuti, stava crescendo in modo esponenziale. «Abbiamo chiesto anche un parere alla Commissione Qualità (l'organismo consultivo comunale che si occupa degli aspetti di tutela del decoro, ndr) - afferma l'assessore -, a questo punto abbiamo deciso di intervenire». Non si tratta, sorride Modonesi, «di un bavaglio alla free press, la 'libera stampa', ma di un argine all'invasione di cartacce in centro».s. l.

...e noi che pensiamo sempre di non farlo....

San Silvestro in piazza per i ravennatiCorriere di Romagna del 23/11/2006
Musica, spumante e piadina nel cuore della cittàRAVENNA. La fine 2006 segnerà una svolta per il modo di vivere il centro storico durante le feste natalizie. La novità più grande, e molto probabilmente anche la più attesa, è la festa di San Silvestro in piazza del Popolo. Vin brulè, piadina, spumante, panettone e pandoro saranno offerti a coloro che sceglieranno di trascorrere la notte di capodanno nel cuore della città. Il tutto accompagnato da una cornice di neve artificiale. Non mancherà la musica: il nome non è ancora stato fatto, ma l assessore al Turismo e Commercio del Comune di Ravenna, Andrea Corsini, ha assicurato che sul palco salirà «un gruppo di richiamo». L iniziativa verrà sostenuta dai titolari delle tredici casette di legno del mercatino di Natale e dalle associazioni di categoria. Sembra anche che ci sia stata una buona adesione da parte dei commercianti del centro. Anche a livello turistico, la festa in piazza potrà rappresentare un "plus" nell offerta cittadina. Quella dell assoluta mancanza di eventi e iniziative per dare il benvenuto all anno nuovo era una criticità fatta rilevare da turisti, che spesso si trovavano a brindare nella propria stanza d albergo, e cittadini, che preferivano migrare verso quelle città vicine - come Ferrara, Bologna, ma anche solo Cervia - in cui il ritrovarsi a festeggiare insieme in centro è ormai diventata una piacevole tradizione. «La gente che ci chiama ci chiede sempre se ci sono eventi in occasione del 31 dicembre - spiegano i gestori del B&B Lord Byron -. L anno scorso per quel periodo eravamo comunque al completo, ma si trattava soprattutto di persone che avrebbero festeggiato a casa di amici. In questi giorni hanno cominciato ad arrivare le prime telefonate per le prossime feste». Un altra novità, o, meglio, di un gradito ritorno dopo anni, sarà la musica in filodiffusione. La proposta era stata avanzata anche dai commercianti della Confesercenti in occasione della presentazione, a metà ottobre, dei dati emersi dal questionario sulle criticità del centro storico. «Il programma - spiega Corsini - è ancora in corso di definizione, ci sono alcune questioni che dobbiamo chiudere, ma sarà presentato a breve». All inizio di dicembre, insomma, si scoprirà quali iniziative accompagneranno i mercatini nel centro storico e se, come qualcuno ha proposto, ci saranno incentivi per chi sceglierà di recarvisi con i mezzi pubblici, lasciando fuori dalle mura auto e inquinamento. Si preannuncia ricco, quest anno, il programma delle iniziative per il Capodanno in piazza del Popolo

8 DICEMBRE LUISONA DAY

Ragazzi venite a trovarci nel chiostro S.Maria della Consolazione Via Mortara 98 44100 Ferrara
LUISONA DAY in onore del BAR SPORT di STEFANO BENNI
Intervenite nel pomeriggio.
Saranno presenti alcune luisone d'annata!!!!!

le foto del 19 novembre 2006

Inserite nella galleria fotografica del Rione 2006 alcune foto della Giornata della Storia (d'Este)

Attacco a SAT..

Certo che in questo periodo non ci vanno proprio morbidi con il sindaco. Attacchi da tutte le parti.
C'è chi invoca una nuova cultura, chi aspira ad un'aria più pulita (scusate il gioco di parole), chi non vuole più i rifiuti....etc.etc......
Viene da chiedersi, ma perchè uno sceglie di diventare sindaco?

20 novembre 2006

Perchè il blog di Mandula

Ciao a tutti
ho creato questo blog non in alternativa a quello del rione, ma a completamento dello stesso.
Preferisco alcuni interventi molto personali di farli in questo blog e non quello del rione, proprio per mantenere la plurità delle idee nel blog contradaiolo.
Inoltre su questo ho intenzione di pubblicare le mie riflessioni anche su temi che riguardano principalmente la mia città, Ferrara, e che non necessariamente siano riconducibili alla vita di Rione.
E' naturale che io sia profondamente collegato al SISTEMA CONTRADA, un sistema a cui io credo e partecipo da oltre 37 anni.
Ringrazio chi vorrà affrontare questo viaggio insieme a Mandula